PASSIONE D’ARTE: BENEDINI, BIANCHI E RAMA IN MOSTRA

G. Benedini, Navigazioni, ph. A. Valentini (courtesy of. uf. stampa della mostra)

MILANO. AitArt – Associazione Italiana Archivi d’Artista presenta il nuovo progetto InMostra. Gli Archivi di AitArt presentano i propri artistiuna serie di rassegne virtuali nate da un’idea di Mariateresa Chirico, che presenteranno l’opera degli artisti degli Archivi associati.In un momento in cui, finalmente a livello globale, sta conquistando sempre maggiore attenzione la questione di genere, il primo appuntamento della rassegna dal titolo PASSIONE ARTE è dedicato al talento delle donne, ovvero alle artiste i cui archivi sono soci di AitArt: Gabriella Benedini, Rachele Bianchi e Carol Rama. La mostra virtuale, articolata in tre rassegne personali ideate dai curatori dei rispettivi archivi – Mariateresa Chirico, Giorgio Uberti e Maria Cristina Mundici – è a disposizione del pubblico sul sito di AitArt.

Tre artiste molto diverse tra loro per storie personali e per ricerca artistica, che hanno operato in modi e ambiti del tutto differenti. Sono state accomunate, però, nel loro operare da una forte, caparbia determinazione per poter giungere a esprimere il proprio universo, la propria concezione della vita e del mondo. Hanno lavorato, instancabili, “nonostante” le difficoltà determinate dal loro essere donne in una società, anche quella dell’arte, declinata prevalentemente al maschile e che vedeva il loro operare come un divertissement, un passatempo, certo non come un impegno che assorbe completamente, un’urgenza che reclama fatica, dedizione e passione.

Come dichiara la curatrice Mariateresa Chirico: “L’auspicio è che il progetto InMostra. Gli Archivi di AitArt presentano i propri artisti possa offrire nuove letture, occasioni di approfondimento, momenti di confronto in cui la bellezza, la ricerca, l’innovazione dell’arte italiana possano trovare la corretta lettura ‘dalla parte degli Archivi’ che con impegno e fatica operano per la conservazione del nostro patrimonio”.Il progetto si inserisce tra le attività che dal 2014 AitArt promuove, nella convinzione dell’importanza degli Archivi d’Artista quale strumento di conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico italiano e della sua tutela all’interno del mercato delle opere d’arte e sostiene la necessità di un loro riconoscimento giuridico. 

Filippo Tibertelli de Pisis, Presidente di AitArt sottolinea: “Ogni Archivio intende tutelare la figura del proprio artista di riferimento e favorirne la conoscenza, e a sua volta AitArt, attraverso il sostegno dell’opera degli Archivi associati, vuole rappresentare, tutelare e sostenere l’opera degli artisti italiani, noti e meno noti. Gli Archivi associati, infatti, sono depositari di patrimoni affascinanti, non sempre adeguatamente conosciuti, che costituiscono il tessuto culturale del nostro Paese, una ricchezza inestimabile fatta di arte, storia, relazioni in cui vicende personali e avvenimenti storici si intrecciano“.

Gabriella Benedini nasce a Cremona nel 1932 e sceglie di stabilirsi a Milano agli inizi degli anni Sessanta, dopo un determinante soggiorno a Parigi, dove si svolgono le prime esposizioni. La pittura è un’urgenza, cui perviene dopo un percorso tortuoso, finché approda all’Istituto Paolo Toschi di Parma e a una saltuaria frequentazione dei corsi di Pompeo Borra a Brera. La letteratura, la poesia soprattutto, alimentano la sua costante ricerca, come anche i viaggi, ben poco convenzionali per mete e modalità. Attenta a quanto avviene attorno a sé, percorre però sempre un cammino indipendente, senza identificarsi in gruppi e movimenti, che avvicina solo per brevi periodi. Grazie all’amico Bepi Romagnoni entra in contatto con la Galleria Bergamini, che ospita nel 1962 la sua prima personale, cui ne seguono altre negli anni successivi. Espone nel 1965 alla IX Quadriennale d’Arte di Roma e partecipa a numerosi premi, ricevendo l’ambito riconoscimento del XI Concorso Nazionale di Pittura Premio Ramazzotti nel 1966. Vent’anni più tardi espone alla XLII Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia nella rassegnaArte e Scienza Arte e alchimia, curata da Arturo Schwarz. Moltissime le rassegne che sono occasione per proporre le sue riflessioni sui temi del tempo, del viaggio, della musica, dell’universo.

Rachele Bianchi nasce a Milano nel 1925. Terminati gli studi classici scopre una profonda passione per l’arte. Cresciuta in una famiglia di industriali fatica a far comprendere la sua inclinazione arrivando anche allo scontro. Nel 1948 si iscrive a un corso di disegno per corrispondenza, ma si è sempre dichiara un’autodidatta. Chiusa nel suo studio, una stanza della sua casa dove abiterà tutta la vita, produce ininterrottamente per settant’anni, divisa tra le incombenze di moglie e madre, e le esigenze di artista. Risalgono al 1949 i suoi primi disegni a colori, ma già dall’anno seguente inizia a sperimentare la cartapesta, la terracotta, il gesso. Al centro della materia da lei plasmata c’è sempre lei, la donna in tutte le sue declinazioni: la donna sacra, la donna madre, la donna domestica, la donna riflessiva, la donna guerriera. Artista indipendente e prolifica, personaggio solitario ed enigmatico, alla sua morte, nel 2018, Rachele Bianchi lascia un patrimonio di grande ricchezza e varietà, composto da circa 1600 opere tra sculture, bassorilievi, disegni, acquerelli, tempere, attualmente in corso di catalogazione. La quasi totalità di queste opere raffigurano donne.

Carol Rama nasce a Torino nel 1918 e inizia a dipingere ancora adolescente senza alcuna formazione accademica, ma sostenuta nella sua passione da alcuni incontri fondamentali: i pittori Felice Casorati e Albino Galvano, Edoardo Sanguineti, Carlo Mollino, Man Ray, tra gli altri. Nella sua lunga carriera, dagli anni trenta all’inizio del XXI secolo, alterna figurazione e astrazione, con diverse tipologie stilistiche. Dagli acquerelli iniziali alla maniera di Egon Schiele alle tempere che seguono l’adesione al MAC-Movimento d’Arte Concreta, dai bricolage degli anni Sessanta ai collage di camere d’aria su tela, alla ripresa del figurativo, attingendo a un personale serbatoio di immagini. Nel 1985 apre la prima ampia mostra pubblica al Sagrato del Duomo di Milano a cura di Lea Vergine, cui seguiranno la personale allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1998) e quella alla Fondazione Sandretto di Torino, quasi in contemporanea col Leone d’oro alla Biennale del 2003. Successivamente una grande mostra monografica percorrerà l’Europa, a partire da Barcellona nel 2014, poi Parigi, Espoo, Dublino per approdare alla GAM di Torino nel 2016, un anno dopo la sua morte. Icona per giovani generazioni di artisti, scomodo confronto per i suoi coetanei per qualità di segno e visionarietà di immagini, eccentrica presenza nel mondo dell’arte.

Credits: Testo e foto, courtesy of uf. stampa mostra, Irene Guzman