PER QUANTO TEMPO BISOGNA FERMARSI A GUARDARE UN’OPERA D’ARTE?

Foto di Pexels da Pixbay

MILANO. Fra le tante clip che circolano sul web in questi giorni per ricordare il professor Philippe Daverio, ce n’è una che riprende uno stralcio di un’intervista rilasciata a Fabio Fazio nel corso della trasmissione televisiva “Che tempo che fa” in cui lo studioso, con la consueta arguzia, fa osservare che «la gente va nei musei, guarda 400 quadri in un’ora e mezza, torna con dei piedi gonfi e va alla ricerca di una Coca-cola tiepida per dimenticare l’esperimento e dicendo: mai più!» (questo il link al video https://www.facebook.com/watch/?v=1023742208051408).

Ha ragione. La voglia di vedere tutto e subito porta a questo tipo di esperienza che si trasforma in fatica e non in piacere.

Fra l’altro, in quell’occasione, Daverio ricorda come, quand’era ragazzo, in Francia l’ingresso ai grandi musei era gratuito, così come lo era in Inghilterra, favorendo, in questo modo, un’abitudine alla visita di questi spazi e la possibilità di vedere pochi quadri alla volta, anche uno solo.

Il ragionamento di Philippe non fa una piega, anche perché, sempre seguendo il suo ragionamento, ci sono opere che hanno richiesto mesi, addirittura anni di gestazione, di schizzi preparatori, di pentimenti, di rielaborazioni prima d’essere completate, che certamente diventa difficile cogliere tutto questo in qualche attimo di osservazione.

Inutile ribadire che i tempi sono cambiati e auspicare un ritorno al passato, a tempi più distesi. Tutto questo è, evidentemente, utopico. Impossibile.

I ritmi della modernità impongono brevi pause da sfruttare al meglio, da ottimizzare, da “pacchettizzare” come viene detto con un termine sicuramente più contemporaneo ma che in qualche modo stride con il “piacere dell’arte”.

Sicuramente, però, varrebbe la pena visitare mostre e musei con meno fretta, con meno ansia per cercare di vedere tutto, dal momento che secondo me, in arte, il guardare è diverso dal semplice vedere. Guardare un’opera d’arte significa, prima ancora che cercare di capirla, di lasciarsi emozionare da ciò che essa comunica.

L’arte dev’essere un godimento, fisico e mentale, non un tour de force. Allora meglio vedere 399 opere in meno, e fermarsi su una sola, una soltanto, e trarne un piacere infinito. Se poi, tornando a casa, avremo visto meno opere, pazienza. Almeno ne sarà valsa la pena e i nostri piedi, così come tutto il nostro corpo, ce ne saranno grati.

AUTORE: SIMONE FAPPANNI – RIPRODUZIONE DEL TESTO RISERVATA