PHANOS KYRIACOU, “at. this moment” AL MACRO

Un’immagine della mostra

ROMA. Nell’ambito della serie “Supplemento”, il MACRO presenta a”t. this moment,” la prima mostra personale del talentuoso artista cipriota Phanos Kyriacou in Italia.

“Il progetto espositivo – spiega una nota per la stampa – di Phanos Kyriacou è pensato per gli spazi aperti del cortile centrale del MACRO dove l’artista presenta un nuovo gruppo di lavori. Dal 15 ottobre al 15 novembre, una comunità di diverse opere concepite come un’unica grande installazione darà modo al visitatore di esplorare le relazioni tra condizioni e stati della materia che caratterizzano il lavoro di Kyriacou.
Il titolo at. this moment mette in evidenza i significati della preposizione “at” che in inglese si può riferire al momento in cui si verifica un evento, a quello che stiamo guardando e a uno specifico stato o condizione.

«L’installazione è composta da elementi scultorei di vari materiali, modellati e disposti in modo da poggiarsi, supportarsi e interagire tra loro». — anticipa l’artista — «Un ambiente poliedrico e in transizione che funge da display per potenziali espansioni, alterazioni funzionali, migrazioni fisiche e concettuali: è la rappresentazione di una micro società di oggetti capaci di favorire la crescita e il cambiamento». 

Composte da elementi eterogenei, dotati di pesi e forme diverse – gesso, resina di alabastro, acciaio, bronzo, alluminio, resina epossidica, legno – le opere assistono l’una alla presenza dell’altra, attivando un contesto di relazioni possibili e in continua evoluzione.
Questi oggetti-strumenti, accorpati tra loro, sono così in grado di assumere diversi comportamenti, sono al tempo stesso degli archetipi e dei nuovi soggetti in potenza. Di fronte a queste forme vernacolari il visitatore è portato ad adottare una lettura sociologica: è invitato ad addentrarsi lentamente tra queste diverse configurazioni, a indagarne i dettagli, a fare zoom in e zoom out.

Nel suo studio di luoghi e architetture, l’artista risale alla complessità della materia per recuperarla in una forma arcaica, collaborando spesso nella produzione con artigiani di Cipro. Le sue strutture indisciplinate portano così la traccia delle proprie origini assumendo al tempo stesso nuovi significati in una logica site-specific.
Osserviamo questi gruppi di opere, li analizziamo con lo sguardo, interagiamo con essi, adottando una pratica di scoperta. All’interno di queste archeologie sperimentali, creiamo analogie, affinità e dissomiglianze. Indaghiamo il carico emotivo di materiali anonimi ed enigmatici. In questo contesto, pensato appositamente per lo spazio del museo, le tassonomie crollano o devono essere riformulate, lasciando il campo trasformarsi in una collezione di immagini, segni, significati”.

NOTA. Testo e foto: courtesy of Uff. stampa mostra.